Una serie di devastanti valanghe ha colpito le remote montagne del Nepal, trasformando sogni di conquista in una straordinaria strage che ha portato alla perdita di almeno sette vite, di cui cinque alpinisti italiani. Gli eventi, avvenuti tra venerdì e lunedì scorsi, hanno scosso profondamente la comunità alpinistica mondiale e mobilitato con urgenza le autorità italiane, con la Farnesina che ha confermato le morti e sta seguendo le sorti di altri connazionali irraggiungibili:
Il dramma sul Panbari Himal e Yalung Ri:
Il catastrofico evento ha avuto inizio venerdì scorso, sul Panbari Himal, una vetta di 6.887 metri, noto per essere poco battuta e di difficile accesso. Una valanga improvvisa ha travolto un gruppo di tre alpinisti italiani: Alessandro Caputo, un maestro di sci di 28 anni, e Stefano Farronato, un arboricoltore di 50 anni. Il terzo membro, Valter Perlino, un veterinario di 64 anni, è riuscito a sopravvivere rimanendo al campo base a causa di un infortunio al piede, e ha lanciato l’allerta, condividendo dettagli strazianti della situazione: “Qui ogni metro guadagnato è frutto di forza, esperienza e rispetto per la montagna”. Lunedì mattina, un’altra valanga si è abbattuta sul campo base dello Yalung Ri, causando un bilancio ancor più tragico: almeno cinque morti, tra cui tre italiani. Le vittime sono Paolo Cocco, fotografo di Fara San Martino, Marco Di Marcello, biologo e guida alpina, e Markus Kirchler. Oltre ai tre italiani, sono stati riconosciuti anche i nomi di altre vittime straniere: Jakob Schreiber, un alpinista tedesco, e Christian Andre Manfredi, un trekker francese, insieme a due guide nepalesi.
Condizioni Estreme e Operazioni di Soccorso:
Le tragiche valanghe sono state causate da condizioni meteorologiche avverse, con nevicate intense e instabilità della neve che hanno innescato gli eventi fatali. Le operazioni di recupero sono state rese estremamente difficili dal maltempo persistente, che ha isolato le zone colpite. Le squadre di soccorso nepalesi hanno comunque reagito prontamente: martedì, quattro feriti, tra cui due alpinisti francesi e due sherpa nepalesi, sono stati evacuati e trasportati a Kathmandu per ricevere cure mediche. Oltre ai feriti noti, tra i sopravvissuti ci sono nomi come Carole Fuchs, un’ultrarunner francese, Chhulthim Dolma Gurung, un’attrice nepalese, e Raj Gurung, un imprenditore locale. Diverse spedizioni erano in corso nella regione, tra cui quelle organizzate da Dreamers Destination, Wilderness Outdoors, e Yatri Treks. La Farnesina, in contatto con il consolato italiano a Calcutta, ha attivato l’unità di crisi per monitorare la situazione: “Diversi connazionali sono irraggiungibili, forse per problemi di comunicazione,” ha dichiarato un portavoce, confermando le morti di Caputo e Farronato e seguendo con apprensione la sorte degli altri tre italiani coinvolti. La tragedia ha messo in luce non solo i rischi estremi connessi all’alpinismo, ma anche la necessità di corsi di preparazione adeguati, nonché un maggiore rispetto per le forze della natura. A tal proposito, riportiamo qui sotto il link ad un servizio televisivo diffuso sul web:




