«I PFAS sono anche nell’acqua in bottiglia: li abbiamo trovati in 6 marche su 8» – Greenpeace lancia petizione online

Dopo la scoperta di PFAS nelle fontanelle, ora è emerso un nuovo e preoccupante risultato riguardante l’acqua minerale in bottiglia. Un’indagine di Greenpeace Italia ha rivelato la presenza di sostanze chimiche in ben 6 marche su 8 delle acque più diffuse in Italia. Questo solleva interrogativi significativi sulla sicurezza del nostro approvvigionamento idrico. Nelle analisi effettuate, la sostanza contaminante identificata è il TFA, ovvero l’acido trifluoroacetico, un tipo di PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche) che è noto per le sue capacità di idro e oleorepellenza. Questa sostanza, definita “inquinante eterno”, è utilizzata in prodotti di largo consumo e ha dimostrato di non degradarsi, accumulandosi nell’ambiente e nei corpi umani. I rischi associati all’esposizione ai PFAS, incluso il TFA, sono gravi. Ricerche hanno collegato queste sostanze chimiche a una serie di problematiche di salute, tra cui:

  • Danni epatici
  • Disturbi endocrini e tiroidei
  • Alterazioni del sistema immunitario
  • Tumori renali e testicolari
  • Infertilità
  • Diabete

Recentemente, le autorità tedesche hanno classificato il TFA come “tossico per la riproduzione”, evidenziando la necessità di attenzione immediata a questa questione. Per la verifica della presenza di PFAS, sono state analizzate otto bottiglie di acqua minerale in Germania e altrettante in Italia. I risultati hanno mostrato che, oltre alla sua presenza nell’acqua in bottiglia, il TFA è stato rilevato nel sangue umano, indicativo di un impatto diffuso e allarmante sulla salute pubblica. In risposta a queste scoperte, Greenpeace Italia ha avviato una petizione online per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni riguardo a questo problema. Nella primavera del 2024, la Germania ha presentato una richiesta all’ECHA (Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche) per classificare il TFA come sostanza tossica per la riproduzione. Se approvata, questa richiesta potrebbe rappresentare un passo significativo nella lotta contro l’inquinamento da PFAS. Questa indagine solleva importanti questioni sulla sicurezza dell’acqua minerale e, più in generale, sulla salute della popolazione. L’evidenza della contaminazione da PFAS deve essere affrontata con urgenza, affinché si possano adottare misure preventive adeguate. È fondamentale che i consumatori abbiano accesso a informazioni trasparenti e che vengano implementate politiche per proteggere la salute pubblica e l’ambiente. «Dopo l’acqua potabile delle fontanelle, ora è il turno dell’acqua minerale: la nostra nuova indagine ha rivelato la presenza di PFAS nell’acqua in bottiglia di 6 marche su 8, tra le più diffuse nel nostro Paese. Nello specifico la sostanza rilevata nelle bottiglie analizzate è il TFA, l’acido trifluoroacetico, ovvero il PFAS più diffuso sul pianeta. » – si legge nell’approfondimento diffuso sul sito ufficiale italiano di Greenpeace. «Tra settembre e ottobre 2024, con la nostra spedizione “Acque senza veleni” abbiamo verificato la contaminazione da PFAS dell’acqua potabile in tutte le regioni d’Italia raccogliendo campioni e facendoli analizzare. Abbiamo raccolto presso fontane pubbliche 260 campioni in 235 comuni monitorando 58 sostanze, ovvero più del doppio delle 24 molecole che la nuova direttiva europea impone di quantificare. Cosa abbiamo scoperto? Che in 206 campioni su 260 analizzati, è stata trovata almeno una delle 58 sostanze PFAS monitorate: ciò significa che il 79% dei campioni di acqua potabile risulta contaminato. Solo in 54 campioni (21%), non è stata registrata la presenza di alcun PFAS.  Ne è emerso dunque un quadro tutt’altro che rassicurante: milioni di italiani e italiane sono esposti ai PFAS anche attraverso l’acqua pubblica. Il punto quindi non è tanto se sia meglio l’acqua del rubinetto o quella nelle bottiglie di plastica: la questione è che abbiamo semplicemente il diritto di bere acqua priva di PFAS!» – hanno riportato da Greenpeace Italia che ha concluso:

«I PFAS sono ovunque. Negli oggetti di largo consumo, nell’ambiente, nell’acqua che beviamo. Contaminano la nostra vita e rappresentano un pericolo per la nostra salute.  Dopo la nostra spedizione “Acque senza veleni”, che ha rilevato la contaminazione da PFAS nelle acque potabili italiane, il governo italiano ha iniziato a muovere i primi passi verso la regolamentazione di queste sostanze pericolose. A marzo 2025, il Consiglio dei Ministri ha approvato un Decreto Legge urgente per abbassare i limiti dei PFAS nelle acque potabili e introdurre restrizioni per il TFA (acido trifluoroacetico). Tuttavia il provvedimento deve ancora essere ancora approvato dal Parlamento. Abbassare i limiti dei PFAS nell’acqua potabile è un passo avanti, ma non è risolutivo perché non elimina i PFAS dalle nostre vite e soprattutto non scongiura il rischio che queste sostanze finiscano nell’acqua in bottiglia: occorre una legge zero-PFAS che ne vieti del tutto la produzione e l’uso. Solo così possiamo sperare di tutelare la nostra salute: non c’è altro tempo da perdere.» – hanno concluso da Greenpeace Italia. Il link alla petizione online:

#salute #ambiente #microplastiche #acqua

Ricordiamo che è possibile seguire tutti gli aggiornamenti di cronaca.news anche su Facebook (cliccando qui) o iscrivendosi al canale Telegram (cliccando qui).